Cari lettori miei,
Sono lieta di annunciarvi che farò parte del convegno della MLA a Vancouver nel 2015!
La mia lettura sarà "In Her Chambers: Spaces of Fiction in Elsa Morante," e farà parte del panel "The Imagery of Interior Spaces."
Abstract (che ho tradotto dall'inglese... qualche piccola differenza)
Gaston Bachelard nel suo The Poetics of Space scrive che la casa è "our first universe, a real cosmos in every sense of the word," ed inoltre descrive “the power of attraction of all the domains of intimacy.” Le sue osservazioni sono particolarmente perspicaci nel confronto con la scrittrice italiana Elsa Morante (1912-1984). L'immaginazione morantiana si diletta negli interiori domestici e altri spazi chiusi: i giardini, le isole, i castelli, i prigioni, i palazzi, i conventi, i sepolcri, le scatole, le strade labirintiche cittadine. I suoi primi racconti mostrano tanti esempi di questa specie di chiusura come in seguito faranno i suoi romanzi- Menzogna e sortilegio (House of Liars), L’isola di Arturo (Arturo’s Island), e l'ultimo, Aracoeli.
In questi spazi chiusi e domestici, di solito ornati in modo barocco, nasce la finzione nell'oeuvre di Morante. Io traccio come "la stanza," anche chiamata con dei diminutivi da Morante, si innesta nell'atto di scrivere, di fantasticare. Nell'ultimo romanzo morantiano, Aracoeli, mi colpisce come la stanza come locus di creare viene sostituita dallo spazio più originale e originario, uno spazio con il suo proprio tempo che fugge alla memoria: l'utero.
Comunque, propongo che questi spazi iconici della Morante siano profondamente ambigue; capita spesso che in questi spazi la fantasia rivela il suo potere di essere inquietante, capace di trasformare e perfino usurpare la realtà. Perciò risultano che questi spazi, benchè selvaggiamente lussureggiante, sono quasi sempre anche barocchi e decadenti , come il palazzo del racconto morantiano degli anni 30 probabilmente più importante, "Il gioco segreto," ci illustra: "lembi strappati di tappezzerie, avanzi di arazzi logori, e nei soffitti, fra nuvole gonfie e smaglianti, navigano cigni e angioli nudi, e donne splendide si affacciavano entro ghirlande di fiori e di frutti. Alcune sale erano affrescate di avventure e di storie, e vi abitavano popoli regali, che montavano cammelli o giocavano in folti giardini, fra scimmie e falchi."
Per di più, la natura non fornisce nessuno spazio libero, nessun rifugio: la scrittura di Morante dipinge i paesaggi, i giardini -- come quello adiacente del palazzo -- come ugualmente costruiti, ugualmente ambigui: "un giardino chiuso, una specie di prigione dall’alta muraglia in cui intristavano poche piante di lauro e di arancio... ortiche selvagge avevano invaso quel breve spazio, e sui muri nascevano erbe dai fiori azzurrastri e patiti."
Per di più, la natura non fornisce nessuno spazio libero, nessun rifugio: la scrittura di Morante dipinge i paesaggi, i giardini -- come quello adiacente del palazzo -- come ugualmente costruiti, ugualmente ambigui: "un giardino chiuso, una specie di prigione dall’alta muraglia in cui intristavano poche piante di lauro e di arancio... ortiche selvagge avevano invaso quel breve spazio, e sui muri nascevano erbe dai fiori azzurrastri e patiti."
Abstract originale
Gaston Bachelard
in The Poetics of Space writes that
the house is “our first universe, a real cosmos in every sense of the word,”
and describes “the power of attraction of all the domains of intimacy.” His
insights are apt for Italian author Elsa Morante (1912-1984). The Morantian
imagination dwells upon and in domestic interiors and other enclosed spaces:
gardens, islands, castles, prisons, palaces, convents, tombs, boxes,
labyrinthine streets. Her early stories offer many examples of these enclosures
as do her novels, Menzogna e sortilegio
(House of Liars), L’isola di Arturo (Arturo’s Island), and Aracoeli.
Such confined
domestic spaces, usually ornately decorated, host the creation of fiction
throughout Morante’s oeuvre. I will trace
how the chamber, which Morante calls (in Italian) “la stanza” and diminutive forms thereof, appears
as a key space of and for fiction in her works. Intriguingly, in Morante’s final novel, Aracoeli, the chamber as a locus of creativity is replaced by the
most original generative space of all, a space with its own unique time that
resists capture in memory: the womb.
Yet these iconic Morantian spaces are ultimately, I will argue,
ambiguous; the power of fantasy to transform and even usurp reality that occurs
in these spaces causes deep unease. And hence these spaces, though typically
wildly lush, are also often falling into decay in baroque abandon, as the palazzo of Morante’s perhaps most
significant early short story “Il gioco segreto,” “The Secret Game,”
demonstrates: “strips
torn from tapestries, remnants of worn hangings, and on the ceilings, among
swollen and radiant clouds, navigated swans and nude cherubs, and splendid
ladies presented themselves between garlands of flowers and fruits. Some salons
were frescoed with adventures and stories, and there dwelled regal peoples, who
were mounting camels or playing in dense gardens, among monkeys and falcons.” Furthermore, nature offers no space or escape from these discontents:
Morante’s work depicts natural landscapes and gardens, like the one adjoining this
palazzo as equally constructed,
equally ambiguous: “a
kind of prison with a high wall in which languished a few laurel and orange
plants… wild nettles had invaded that narrow space, and on the walls sprouted
herbs with wilting bluish flowers.”
Quotations from:
Bachelard,
Gaston, and Maria Jolas. The Poetics of Space. Boston: Beacon Press, 2008.
Print. 6-9.
Morante, Elsa. Lo scialle andaluso. Turin:
Einaudi, 1963. Print. 78. My translation.
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