Fra i molti interessantissimi saggi del volume, ispirato da un convegno sulla letteratura italiana ebraica (ICOJIL) tenutosi a Utrecht nel 2006, ce ne sono due sulla Morante che riassumo qui (ma non nella recensione la cui lunghezza è limitata a 1000 parole):
- Gandolfo Cascio: "L’estetica dell’ebreo e del cristiano nei racconti de Lo scialle andaluso di Elsa Morante." Ho goduto l'opportunità di stare alla Biblioteca nazionale centrale di Roma per esaminare le carte di Elsa Morante nel 2007, in particolare le bozze de Lo scialle andaluso; la critica sulle opere morantiane più "giovanili" rimane ancora scarsa e perciò mi rallegra proprio l'attenzione che Cascio presta al Lo scialle andaluso (pubblicato il 1963). Cascio ci propone due archetipi: "quello apollineo e solare" e "quello saturnino, o lunare", identificando il primo come il modello vincente e quest'ultimo come "paradigma della sconfitta," vivendo "di luce riflessa." (Il legame con L'isola di Arturo, anche frutto di quel periodo, si mostra palesemente, come infatti nota Cascio.) Proseguendo la dialettica di questi due archetipi, o della luce e dell'ombra, Cascio mette in correlazione i tratti dei personaggi con le estetiche che vede come "ebrea" (il pallore, la bianchezza "lunare o di malattia", capelli neri, occhi chiari) o "cristiana" (la biondezza, gli occhi blu, l'angelologia morantiana). Conclude il nostro che tutti questi dettagli ripetuti trasmettono una valenza "di valore morale," o la funzione narratologica del personaggio.
- Ada Neiger: "Da Elsa Morante a Elena Loewenthal. Breve viaggio nell’ebraitudine." Neiger ci individua le scrittrici italiane, cominciando con la Morante, che potrebbero essere considerate "ebree", una genealogia inquieta, che sempre torna ad interrogarsi. E la Morante stessa? Secondo Neiger, il suo "profilo ebraico" risulta "sbiadito" ma ciò nonostante insiste che la Morante riesce a creare "memorabili personaggi ebraici," e qui Neiger sottolinea La Storia "con il suo nitido affresco del ghetto romano" e i personaggi di Davide Segre, Ida e Useppe. Poi Neiger arriva alla folta scrittura ebraica femminile sull'Olocausto: sull'elenco di autrici del Lager figurano Elisa Springer, Helena Janeczek, e le più solite Edith Bruck, Liana Millu e Giuliana Tedeschi. Il percorso finisce con Elena Loewenthal e Clara Sereni, le due autrici le cui opere offrono nelle parole di Neiger "la loro neshuma (anima) ebrea" e che vede come "le nostre più autentiche scrittrici" forse perchè la questione dell'ebraitudine in loro non è così aperta--non ce ne spiega bene Neiger, il cui saggio serve meglio come un'introduzione breve alle scrittrici ebree più conosciute che un'analisi profonda.
Il prossimo convegno ICOJIL avrà luogo all'Istituto Culturale Ebraico del Trentino (ICET) “Zygmunt Bauman” a Trento dal 28 al 29 gennaio 2011 con il tema "Riflessi dell’antisemitismo nella letteratura ebraica moderna". Io spero di andarci!
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