martedì 22 febbraio 2011

"Noble and Savage": Robert Boyers recensisce Lily Tuck

Noble and Savage: The Bitter Extremes of Elsa Morante
Robert Boyers
Harper’s. (July 2009): pp. 79-82

Per cominciare... devo ammettere di stimare poco il libro di Lily Tuck, Woman of Rome: A Life of Elsa Morante (New York: HarperCollins, ©2008), la prima biografia morantiana in inglese. Comunque, la recensione di Robert Boyers ci offre un ritratto interessante della Morante.



Mettendo a parte la mia impressione che a volte nel Woman of Rome (e che titolo!! avrebbe infuriato Morante!) ci siano paragrafe troppo somiglianti agli scritti dei critici più importanti morantiani: Tuck confessa di non parlare italiano. Come mai ha scritto la biografia? Ovviamente si è aggrappata alle traduzioni, alle fonti accademiche disponibili in inglese, tanto che a volte anche certe frasi di Tuck risultano quasi le stesse al mio orecchio. Avevo infatti l’impressione di sentire gli echi rimbombando mentre leggevo Woman of Rome. Impressione condivisa da altri lettori appassionati della Morante—si veda il blog di Michael McDonald e il suo articolo per il Wall Street Journal. 

E la sua ignoranza della lingua si mostra. Per esempio, a Tuck non piace Menzogna e sortilegio, che lei rigetta subito come "lugubrious", "sprawling and confusing" e "irritatingly precious"--una caratterizzazione che ignora il fatto che la traduzione fatta negli anni cinquanta del romanzo (che suppongo che Tuck abbia letto) è risultata male come ci spiega Marco Bardini nel suo "House of Liars: the American translation of Menzogna e sortilegio" nel eccellente Under Arturo's Star: The Cultural Legacies of Elsa Morante (a cura di Stefania Lucamante e Sharon Wood, Purdue University Press, ©2006.)

Purtroppo, questa  caratterizzazione de Menzogna e sortilegio è anche echeggiata di Boyers nella sua recensione, benchè oggi il romanzo venga accolto dai critici come il vero capolavoro morantiano. Boyers e Tuck preferiscono La Storia; Tuck descrive a lungo la seconda guerra mondiale e il dopoguerra. Scrive Boyers, "The consensus, among Morante's readers and admirers, is that History remains her greatest novel, though when it was first published in Italy it inspired controversies that had little to do with its literary merits." Non ne sarei tanto sicura; ricordo bene un pomeriggio parecchi anni fa alla Columbia University in cui il professore e poeta Paolo Valesio mi ha assicurato che a lui non è piaciuto molto La Storia! Anche a me non sembra così bello come gli altri romanzi morantiani...

E... il giudizio di Tuck (ma non di Boyers) sull'ultimo romanzo morantiano, Aracoeli, è un po' stonato: "almost pointlessly disturbing and shocking." Un altro punto di vista? The Power of Disturbance: Elsa Morante's Aracoeli, a cura di Manuele Gragnolati e Sara Fortuna (Oxford: Legenda, 2009) "re-evaluates the esthetical and theoretical complexity of Morante's novel and argues that it engages with crucial philosophical and epistemological questions in an original and profound way. Contributors explore the manifold tensions staged by the novel in connection with contemporary philosophical discourse (from feminist/queer to political theory to psycho-analysis) and authors (such as Emilio Gadda, Pier Paolo Pasolini and Pedro Almodovar)."


Come nota McDonald, la fantasia di Tuck fornisce delle affermazioni biografiche che io e Boyers troviamo poco convincenti—nelle parole di Boyers: "The notion that she [Morante] was a pathetic, put-upon woman is questionable, to say the least, and since Tuck cannot have based her speculations on the evidence of Morante's life, one might wonder whether 'accommodating' women figure prominently in Morante's novels. In the main, they do not." Ed inoltre c'è l'affermazione che la giovane Morante era costretta a lavorare come prostituta--un’affermazione che non ho mai visto in nessuna altra fonte sicura! E dato che la Morante aveva una tendenza piuttosto conosciuta ad esagerare e a fare delle storielle, un biografo avrebbe dovuto dubitarne o almeno avrebbe dovuto dubitarne le più scioccanti...


Ma torniamo alla recensione di Robert Boyers. La sua dichiarazione iniziale--"Thirty years ago, it seemed that Elsa Morante had established herself as a major literary figure... Morante was often grouped with other leading Italian writers of her generation, including Cesare Pavese and her former husband, Alberto Moravia."--rimane troppo vero oggi, due anni dopo la pubblicazione della recensione nel 2009. Comunque, Boyers ci dà una piccola biografia nella recensione, che serve ad illustrare una figura affascinante. 

La visione delle opere morantiane secondo Boyers: "Primary in the view of life that emerges here [Aracoeli], as elsewhere in Morante, is the sense that all relationships and loyalties are precarious and, in the end, disappointing. There was something ruthless and unforgiving in Morante's imagination that remains bracing and exemplary. She could not bring herself to believe in the redemptive promise of enlightened values or of love, and she seemed bravely impervious to the delusion of comfort." Noble and savage, sì; "senza i conforti della religione," come ci dice il titolo di una stesura de La Storia scritta negli anni sessanta.

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