mercoledì 12 dicembre 2012

Elsa Morante: One Hundred Years of Celebration. Call for Papers.

“Elsa Morante: One Hundred Years of Celebration”
SESSION 21 


Strasbourg, France 
May 31 - June 2, 2012


Organizer: Ryan Calabretta-Sajder, Rice University, rcalabretta@gmail.com

Elsa Morante, one of the greatest scrittori or narratori of contemporary Italy, has left her mark on the modern narrative. Although never wanting to be characterized a feminist author, to many it seems impossible not to crown her as Italy’s feminist author par excellence. This session celebrates the 100th anniversary of Morante’s birth (1912-2012) and her legacy which she has left on Italian literature and culture. Please forward a brief biography along with a 250 word abstract by December 20, 2012 to Ryan Calabretta-Sajder, Lecturer in Italian, Rice University Board of Directors.

Per un elenco di tutti i sessions del convegno, clicca qui.

venerdì 7 dicembre 2012

Traduttore, Traditore: House of Liars e Menzogna e sortilegio

Forse voi, i miei acuti lettori, già sapete che c'è una traduzione all'inglese del romanzo Menzogna e sortilegio -- e grazie a Marco Bardini il cui saggio nel Under Arturo's Star. The Cultural Legacies of Elsa Morante a cura di Stefania Lucamante e Sharon Wood ci ha spiegato precisamente come ha fallito la traduzione americana del primo romanzo morantiano eseguita negli anni cinquanta- anche sapete che il romanzo è stato tagliato in modo grosso. Circa duecento pagine sono state tolte!



Però forse pochi di voi abbiate mai letto House of Liars, il cui linguaggio stonato e i cui tagli mi dispiacciono tanto...  
Bene, è con un poco d'orgoglio che annuncio di aver fatto la domanda per il PEN Translation Fund, con lo scopo di ritradurre Menzogna e sortilegio. Avrò la risposta in giugno, mi pare.

Nel frattempo, ecco un esempio piccolissimo dal prologo che rivela quant'è diverso House of Liars (che nome involontariamente ironico!) dall'originale. Forse non sarà chiaro quanto è stato tolto, magari vedrete quant'è brutto! 


Elisa ci descrive Rosaria e il loro rapporto...



Menzogna e sortilegio, p. 14

Senza pretendere ad altro merito, incomincerò col dirvi che la mia madre adottiva fu, dopo la mia madre vera, la persona da me piú amata. Or il mio cuore potrebbe rassomigliarsi a quegli antichi Principati in cui per il popolo vigeva una diversa legge che per i Grandi: sí che questi erano in certo modo inattaccabili non soltanto dal castigo, ma addirittura dalla colpa. E quelle medesime azioni che agli umili eran delitto, eran lecite e giuste ad essi. 

Insomma, io non ebbi mai da perdonare alle persone amate i loro vizi, perché non vidi mai nessun vizio in loro. Nella loro sostanza luminosa, come nel fuoco, i medesimi peccati che odiavo in altri perdevano la propria forma, consumandosi in fervore e purezza; e la vita dell'amato era ai miei occhi un altèro splendore. Cosí i delitti della mia protettrice perdevano il lor significato delittuoso; e alle infamie di lei non davo il nome d'infamie. Se udivo qualcuno, in un alterco, gridarle il nome ch'ella purtroppo meritava, io me ne sdegnavo come d'un'empietà; e in simile mia stoltezza non farà meraviglia ch'io non abbia mai tentato, e neppur vagheggiato, una redenzione, utopistica peraltro, della mia benefattrice.

House of Liars, pp. 5-6

Without claiming any other merit, I will begin by saying that next to my real mother, my adoptive mother is the person I have most loved. I never had to forgive the faults of those whom I loved, for I found no fault in them. As with rulers in ancient kingdoms, who were exempt not only from punishment but even from guilt, their sins were consumed and purified in the splendid flame of their very beings. So the sins of my guardian had no sinfulness for me. If, during a quarrel, I heard someone call her a name which unhappily she deserved, I was as indignant as if I had heard an impious remark. 

In the face of such foolish worship, it is not surprising that I never made or wanted to make even a faltering attempt (which of course would have been futile) to reform my benefactress.

La mia traduzione 

Without pretending to any other merit, I will commence by telling you that my adoptive mother was, after my real mother, the person I loved best. Now, my heart could be compared to those ancient Principalities in which for the people, a different law prevailed than for the Great: so that these latter were in a certain sense untouched not only by punishment, but even by guilt. And those same actions that for the humble were criminal, were licit and just for them.

In short, I have never excused the vices of those I love, because I never saw any vice in them. In their luminous substance, as if in flame, the same sins that I would hate in others lost their very form, consumed in fervor and purity; and the life of the beloved one was, to my eyes, a haughty splendor. Thus the offenses of my protector lost their criminal meaning; and to her disgraces I never attached the label of disgrace. If I would hear someone, in a quarrel, shout at her the name that she unfortunately deserved, I would be offended as if by a blasphemy; and with this foolishness of mine it is no wonder that I have never tried, nor even longed for, a redemption, however utopian, of my benefactor.

sabato 3 novembre 2012

Guest Blogger: Stefania Lucamante, Ordinary Professor of Italian and Comparative Literature, Catholic University of America.

È con grande piacere che vi presento la professoressa Lucamante, appassionata di Morante, e l'organizzatrice del convegno Davy Carozza International Conference “Elsa Morante and the Italian Arts” (il 25 al 27 ottobre a Washington D.C.).  Appena concluso il convegno mi ha spedito queste belle pagine, che sviluppano il tema di Proust già introdotto nel suo Elsa Morante e l'eredità proustiana, pubblicato nel 1998.  


Elsa Morante e il proustismo di Menzogna e sortilegio: il motivo della chambre e  l’amour-jalousie.


    Distante per una precisa volontà autoriale e per una sorta di disdegno per le mode effimere da quell’impegno politico che caratterizzava, invece, gran parte della scrittura del dopoguerra italiano, la prima produzione di Elsa Morante impone–dall’osservatorio privilegiato che la distanza temporale ci concede- una riflessione. Se i primi scritti di Morante, i suoi racconti fiabeschi, la sua “Caterina” potevano far meditare sull’esistenza di un mondo inventato e magico, quel che di tali elementi viene assorbito nei racconti del Gioco segreto del 1941(o anche in Il ladro dei lumi scritto nel 1938 e pubblicato molto piú tardi nella raccolta del 1963 Lo scialle andaluso) e soprattutto nel suo grande romanzo del 1948, Menzogna e sortilegio, possiede quel desiderio di scarto da una realtà offensiva e opprimente quale quella dei tormenti del conflitto bellico,  quali quelle quanto mai reali difficoltà esistenziali che tale momento traumatico comportava di necessità a tanti giovani, alla scrittrice Elsa, anche per via delle origini ebraiche per parte diretta, quella materna.

Mi chiedo quindi se il progetto di Menzogna e sortilegio non derivi –forse- dal tentativo di sfuggire –di liberarsi- dai demoni di quegli anni del conflitto bellico– quelli stessi che torneranno con prepotenza in La Storia. Se nel primo romanzo i rumori della guerra si affievoliscono per favorire la stesura della favola familiare, nella Storia –con anni di latenza com’è previsto dalle teorie psicanalitiche- il trauma degli anni Quaranta viene ripreso e finalmente narrato. Le mie riflessioni si soffermano sulle influenze della letteratura francese, prima fra tutte il motivo della chambre e il proustismo evidente nella composizione di Menzogna e sortilegio, dopotutto anche questo un romanzo strutturato intorno al concetto di trauma e di latenza necessaria per tessere le fila di una narrazione dello stesso. Se in Menzogna e sortilegio il dramma si rinchiude nel labirinto del privato, nel labirinto delle stanze di appartamenti dove l’accidia consuma la mente dei personaggi, in La Storia il dramma si fa pubblico, la narratrice abbraccia la collettività, quel popolo che lei aveva pure visto soffrire ma di cui aveva, per anni tralasciato di narrare.
La sofferenza patita dai suoi personaggi ma prima che da loro da lei, dalla narratrice Elisa che ci sgrana via via nel suo racconto, e al tempo stesso il desiderio di sfuggire a essa nel conforto della finzione letteraria e del mondo falsamente consolatorio della scrittura (che dona loro però l’unico strumento di conoscenza per cui valga la pena di esistere); la ricerca della bellezza nell’oggetto d’arte che si rivela platonicamente come l’unico in cui il bello e il vero si fondino in quell’armonia della realtà che ricercava l’autrice, ecco questi sono i nodi imprescindibili fra la realtà in cui si muoveva l’autrice e la sua trasfigurazione letteraria di tali sommovimenti esistenziali. E tutto cio’ nell’amara consapevolezza di un’infanzia irrimediabilmente  perduta.
Il dato più originale nel senso di fusione di influenze, di innovazione e capacità espressive  di Menzogna e sortilegio risiede nella sapiente manipolazione delle letture che allora andavano per la maggiore fra i rappresentanti di quel coté culturale italiano sempre proiettato verso il mondo che Parigi intercetta quale sua migliore sineddoche quale esempio e modello di riferimento alto (ma non solo).  Morante, nel suo manipolare a piacere le suggestioni procurate dalle letture proustiane, da Les enfants terribles di Jean Cocteau al Grand Meaulnes di Henry Alain-Fournier senza dimenticare uno dei suoi numi, Arthur Rimbaud, riceve il dono simbolico di elementi testuali da questi autori per consegnarli poi ai suoi lettori. Di quali doni si sta parlando? Fondamentalmente quello che solo un grande autore, un “poeta” come lei poteva trarre: non un calco maldestro bensì un’impronta, uno scarto rispetto alla norma, utile per trattamenti di temi importanti e scabrosi ma destinati a restare nella narrativa italiana moderna e contemporanea quali il familismo, il rapporto edipico madre-figlio, il desiderio mimetico, l’omosessualità latente (quei ‘ti amo’ di  Edoardo a Francesco che parte per la campagna da Alessandra), la ciclotimia di Elisa, la tensione verso l’androginia come cura per tutte le passioni erotiche.
Rileggere tali testi alla luce di quelli morantiani di quegli anni richiama quello che Harold Bloom definisce l’ansietà dell’influenza, e cioè una lettura del testo precedente che si rende impossibile per il lettore senza che legga in filigrana quello di colui/colei che tale testo ha influenzato. Chi legge oggi l’Odissea senza ripensare all’Ulisse joyciano? La linea “Proust-Morante” si rivela in tanti modi. Nell’eseguire quella duplice lettura di cui scriveva Michel Riffaterre[1] negli anni del post-strutturalismo, mi limito a tracciare alcuni vettori critici riguardanti il proustismo di Menzogna e sortilegio nel motivo della chambre e  in quello dell’amour-jealousie. Sono tanti e importanti gli elementi intertestuali che codificano il testo proustiano come una fra i più chiari interlocutori del romanzo di Morante. Penso che comunque l’elemento intertestuale fondamentale (cosa resta di proustiano nella sua ricezione oggi, insomma) si riveli in particolar modo nella creazione di un mito, di un’icona, come si direbbe usando il linguaggio attuale. Quello statuto a cui s’innalza una persona (un personaggio del romanzo) in realtà affatto normale (se non addirittura mediocre) verso la quale si ergono gli altari della propria devozione, quest’ultima inspiegabile soltanto se non si ama.
Da tale costruzione emerge lo sviluppo successivo nella diegesi che ci spiega anche la forzata reclusione dal mondo esterno della narratrice.  Per vivere con maggiore pienezza i sentimenti che tale mito ci ispira, noi come Elisa ci chiudiamo all’interno di una stanza, all’interno cioè del nostro spazio mentale.  Il ruolo del mito, di questa icona ante litteram, risiede nel far apparire, nell’esercitare il proprio fascino apotropaico, la capacità delle menti giovani di sopravvalutare coloro i quali sanno suscitare in loro sentimenti irrazionali, finzioni meravigliose, delusioni incommensurabili. Ma questo rimane il fato della gioventù, pena il non essere amati, pena quell’insicurezza quasi patologica che prova chi è giovane nei confronti del proprio sé. 
            Il compito dell’autrice allora, in quanto creatrice dell’unica possibile verità, quella che ci può consegnare soltanto una costruzione finzionale secondo René Girard, risiede nella stesura di una cronaca di un’esistenza rimemorata e rivissuta all’interno di una camera. L’impresa che compie la sua narratrice, Elisa, giustifica la tesi stessa del presente studio. Dopotutto, a ripensarci, in una recensione alla raccolta di saggi postumi Pro o contro la bomba atomica curata da Cesare Garboli, Cesare Cases ci ricorda ironicamente che Leo Spitzer, “volendo  declassare Menzogna e sortilegio non trovava di meglio che paragonarlo con Proust”[2] . Nel romanzo morantiano si percepisce la conoscenza approfondita del discorso narrativo proustiano, questo mi pare soprattutto nell’articolazione delle strutture legate al processo del ricordo. Il colloquio fra il narratore della Recherche e Elsa rappresenta all’interno delle evidenti diversità nel trattamento dei temi e dei criteri narrativi, uno degli elementi che contribuiscono all’originalità del testo morantiano. Un testo, per essere ‘originale’ deve presentare delle felici intuizioni innovative nella ripresa di tematiche e strategie utilizzate dagli esempi costituenti la tradizione del genere. Grazie alla duplice lettura è emerso come le strategie intertestuali di Morante abbiano prodotto un registro di forte originalità nella sua ripresa di atmosfere e situazioni legate al romanzo proustiano a cui anche molti suoi contemporanei (Moravia, Bassani e altri ancora) avevano guardato.
            L’amore e la gelosia formano un connubio letale per il genere umano ma anche fertilissimo per il genere romanzesco.  I due narratori, procedendo per una dialettica della gelosia che li vede impegnati in una scoperta di se stessi e dei loro menzogneri personaggi nell’ottica patemica regolante la prospettiva dell’intera narrazione, emergono dalle pagine finali dei reciproci testi sicuri di aver intrapreso una ricerca dei propri errori passati rintracciandoli nelle “fonti” sentimentali familiari. Nel loro volontario isolamento, la sintassi passionale (i cui termini proustiani sono stati analizzati da Harold Bloom)[3] si rivela a tutti gli effetti l’elemento risolutivo per l’accostamento dell’opera di Morante con alcune parti della Recherche, Du coté de chez Swann e La prisonnière. La consapevolezza che amore significa isolamento assoggettamento, impoverimento, alienazione e orgoglio ferito, sono questi dati in comune che vengono esaminati nella loro condizione di vittime coscienti della loro passione che non conosce il vincolo del matrimonio, quell’Agape d’altronde mai desiderato come punto d’arrivo nell’esistenza dei personaggi.
L’amore si concepisce sviluppando i tratti dell’amour–jalousie che Philippe Chardin privilegia come chiave di lettura tra le varie possibili dell’opera di Proust[4]. Dilata e rivede le teorie girardiane del desiderio mimetico e slega rigorosamente slegato dal matrimonio, al quale si conferma una funzione destabilizzante. L’amour-jalousie viene assimilato da Proust come da Morante a un sentimento menzognero, a una vera e propria malattia. L’amore proustiano, il morbus sacer, ri-sofferto nella reminiscenza del narratore esacerbata dall’impiego di un lessico medico che arricchisce metafore, similitudini e altre figure retoriche nelle pagine dedicate all’amore di Swann e a quello di Marcel per Albertine, conosce comunque un esito diverso in Menzogna e sortilegio. Elisa, testimone del destino sofferto dei genitori e consapevole di aver contratto il “morbo ereditario” della menzogna, si allontana dal mondo per sfuggire a qualsiasi insidia poiché convinta –per aver già provato l’amarezza di un amore non corrisposto  per la madre Anna e traslatamente per Edoardo- che anche lei, come tutti i membri della sua famiglia, non può nutrire speranze di un’esistenza felice: la condanna ricade su tutta la famiglia come un maligno stemma nobiliare. Nella famiglia di Elisa chi si sposa compie l’atto rinunciando all’amore: i matrimoni sono sempre “di convenienza” da quello di Cesira a quello di Anna, le donne di casa Massia si sposano per interesse, non per amore.

Il motivo della chambre
Nessuno emerge vincitore da tale esperienza. Elisa si rifugia nella sua cameretta per poter esorcizzare i fantasmi che bisbigliano parole d’infelicità e profonda mestizia. Costruisce per gradi, con fatica e pure con un piacere tutto perverso, il proprio lessico personale, fatto d’odio, di gelosia, di ignavia. Con tale materiale Elisa costruirà  la propria cattedrale romanzesca. La forza di tale struttura proviene da quegli elementi che sembrerebbero i più deboli e malfidati: i tentennamenti narrativi, l’uso delle parentesi, le improvvise cesure, le riflessioni di carattere saggistico sullo stato dei personaggi. Tutto viene intensamente rilavorato da una narratrice la quale ha fatto tesoro delle proprie disperate letture dei cavalieri e delle agiografie che Rosaria le donava quando si trovava in vita. Gli anti-eroi morantiani paiono essere delle caricature in negativo dei personaggi dei romanzi ottocenteschi. In loro s’è insediata una febbre e un dolore che non ha nulla più a che vedere col secolo trascorso e tutto, invece, con l’alienazione contemporanea a cui lo sperimentalismo modernista ha offerto vari mezzi per articolarsi nella narrazione.
Cosi’ l’io proustiano inizia a parlare di sé e della sua condizione di adulto, procedendo poi a ritroso in un tempo perduto dell’infanzia, e in uno addirittura non pertinente alla sua sfera di conoscenza “effettiva”, in cui l’amore di Swann per Odette costituisce un parallelo al “romanzo dei miei” vergato dalla scrittrice Elisa. In entrambi i casi, i narratori “ricordano” cioè inventano episodi accaduti in un tempo non soltanto anteriore al loro presente, ma addirittura precedente alla loro stessa nascita. Nell’infallibilità della loro percezione di artisti sanno quali dettagli esaltare, quali momenti narrare perché riesca il loro intendimento nell’atto estetico.
Il y a bien des années de cela. La muraille de l’escalier ou je vis monter le reflet da sa bougie n’existe plus depuis longtemps. En moi aussi bien des choses ont été détruites que je croyais devoir durer toujours et des nouvelles se sont édifiées donnant naissance a des peines et a des joies nouvelles que je n’aurais pu prévoir alors, de même que les anciennes me sono devenues difficiles à comprendre. […] Mais depuis peu de temps, je recommence à très bien percevoir, si je prête l’oreille, las sanglots que j’eus la force de contenir devant mon père et qui n’éclatèrent que quand je me retrouvai seul avec maman. En réalité ils n’ont jamais cesse; et c’est seulement parce que la vie se tait maintenant davantage autour de moi que je les entends de nouveau, comme ces clochers de couvents que couvrent si bien le bruits de la ville pendant le jour qu’on le croirait arrêtées mais qui se remettent à sonner dans le silence du soir[5].

In Gli ultimi cavalieri della trista figura, terza delle parti in cui viene divisa l’Introduzione di Menzogna e sortilegio il debito verso l’opera proustiana per quell’atmosfera molle dove nel pulviscolo s’intravvede la figura della scrivente si rivela cospicuo :
            Mentre per tanti anni le cose presenti o prossime m’apparvero remote, e quasi spente, m’accade adesso, nel silenzio della mia camera, d’afferrare voci e rumori sonanti in qualche stanza lontana del palazzo, e fin d’ascoltare dialoghi d’invisibili casigliani, o di gente in crocchio nella strada. Questi dialoghi mi raggiungono attraverso porte e muri, e sebben trattino per lo più d’argomenti insignificanti, acquistano nel mio cervello uno straordinario risalto[6].

Il privato, sognato o ricordato, degli “Il y a bien des années de cela” prende forma nel silenzio di una stanza, immagine e metafora del processo di creazione a cui assiste il lettore o la lettrice:
L’unica finestra della cameretta dà su un cortile; non, però sul cortile principale del casamento, vasto e chiassoso, ma su una stretta corte secondaria, per dove non passa quasi nessuno. Il casamento s’innalza per dieci piani, e in questa corte, chiusa fra quattro altissimi muri di cemento, come una sorta di torre scoperta in cima, il sole non entra mai, per nessuna ora o stagione; sul suolo, fra le pietre sparse d’immondizia, spunta un’erba scolorita[7].

Il narratore-ricordatore, anzi, ricordatrice, Elisa, ci confida, “Mi siedo al tavolini e tendo l’orecchio all’impercettibile bisbiglio della mia memoria”[8]. Se nella stanza del narratore proustiano l’intrusione di figure cavalleresche e miti del passato provenivano dal ricordo della lanterna magica, nel suo doppio epico morantiano le figure sono interamente ricreate dall’immaginazione accesa e febbrile  di Elisa.  Fra tutti, il gioiello più fantastico è il racconto dei suoi. Il processo di “rimemorazione” non subirà alcun arresto se non per le interruzioni esplicative o a momenti in cui la riflessione si fa più ampia e riguarda la natura umana più in generale.
Sovrapponendosi al solenne gotico delle cattedrali normanne tanto ammirate dal Marcel proustiano, il barocco espresso nella scrittura di Elisa introduce preziosismi lessicali, ombreggiature e sapienti chiaroscuri paratattici evocativi di quell’atmosfera favolosa e fiabesca –ma anche molto melodrammatica- in cui è immerso il romanzo.  E’ non è un caso –parlando del barocco- che il romanzo si apra sullo sfondo della descrizione di un Sud polveroso, chiaramente un Sud siciliano e non campano, quasi a rinnovare il legame fra la finzione e la verità della famiglia dell’autrice. Innovativi sono gli intricati legami matrilineari Cesira-Anna-Elisa, storie di donne all’interno di una genealogia che viene analizzata da molto vicino e preme invece, nella sua forza soverchiante, sui personaggi maschili, tutti sempre dei vinti, salvo Edoardo, il Capriccio, cioè l’amore.  Un romanzo di donne che si odiano e amano fra loro, che sono capaci di grandi atti di rinuncia ma anche di orgoglio e passione. E sono loro le protagoniste.
Dalla chambre all’amore non corrisposto
L’amore, persino nella fase iniziale dell’innamoramento, caratterizzato dall’idillio e dall’estasi, è ugualmente impregnato di veleno mortale e di vapori fantastici, e viene coraggiosamente denunciato da Elisa come una malattia, un delirio d’amore. I personaggi appaiono incapaci di costruire un rapporto razionale con l’altro. La prevaricazione si offre come unico modello di contatto fra chi prevale psicologicamente e chi soccombe emotivamente. La tradizionale equivalenza fra morbo e amore, quel famoso sbilanciamento degli umori corporei provocato dall’insorgenza del secondo, arriva sino a Elisa. Pur continuando a utilizzare parole e situazioni tipiche di tale articolazione tematica, il romanzo, genere nato dal bisogno borghese di narrare se stessi, non riesce a dare a queste storie di umili eroi il peso dell’epicità senza poi dover, invariabilmente, aggiungervi il senso del ridicolo. Questi personaggi, in breve, sono tutti grotteschi, maschere deformate di quel che in gioventù credevano di essere ma che la legge spietata del capriccio amoroso ha reso tali. Inutilmente i personaggi di Marcel e di Elisa rincorrono l’amore: esso esiste solo nella menzogna romanzesca, che è poi anche l’unica forma di verità possibile. La legge è una: fuori del Limbo non v’è Eliso. Il limbo allora è la finzione narrativa, unico porto sicuro per entrambi. Per Elisa v’è uno scarto successivo, risultato della tensione verso quell’androginia alla quale s’è fondamentalmente votata già da tempo. Prima ancora, cioè, di iniziare la stesura del romanzo.
L’atto di nascondersi di Elisa nella stanza in fondo all’appartamento della sua benefattrice indica l’irrevocabile rifiuto di una sessualità di cui il mestiere stesso della buona e generosa Rosaria era l’emblema. La sessualità conduce a una debolezza affettiva, a una vulnerabilità che sarebbe funesta per Elisa perlomeno quanto lo fu per i suoi genitori, Anna e Francesco. Elisa preferisce allontanarsi dalla divinità su cui ha costruito la propria cattedrale –l’Amore- pur di non sottomettersi alla menzogna della vita. Consapevole di essere una “monaca della menzogna” rinuncia comunque alla schiavitù di un desiderio impossibile, l’amore corrisposto, quello che aveva portato la madre alla follia:
   Il fatto è che Anna, come sogliono talvolta le anime forti e intere allorché s’innamorano, aveva del tutto rinunciato a se medesima e perfino al proprio criterio. Gli atti e le parole d’Edoardo, ella mai li attribuiva a malizia, anzi nemmeno li giudicava, accettandoli come i fedeli accettano i decreti celesti. Se un’offesa di lui le suscitava sdegno, ella preferiva di far la propria vendetta su se stessa piuttosto che sul troppo amato offensore: trasformava, cioè, il proprio sdegno in una più docile sottomissione a lui, domandosi con aspro dolore, come sotto una sferza. Era proprio questo gioco che tentava il viziato cugino: nessuno spettacolo, infatti, è più grazioso, per un amante crudele, di quello d’un cuore orgoglioso che castiga se stesso[9].

Elisa condanna gli atti di violenza che Anna chiede ripetutamente al cugino. Edoardo rinuncia al sacrificio delle trecce non perché non lo stuzzichi l’idea che la cugina perda quella meravigliosa ricchezza, ma perché i capelli, come si sa, ricrescono.  Il sacrificio- l’ “offerta votiva” -,  per essere davvero tale, ha bisogno di un elemento che ne caratterizzi la perennità. In un eccesso di trasporto Anna compie allora un “sacrificio” definitivo: farsi deturpare il volto nella “cerimonia della bruciatura”[10]. La cicatrice, prova visibile e eterna del proprio amore per il biondo cugino il quale. Oltre a manifestare il desiderio di sofferenza del soggetto amante, il masochismo di tale atto rivela anche il processo d’identificazione con l’immagine di una divinità vera e propria, meritevole dell’adorazione di cui Edoardo è stato fatto oggetto –per l’eternità- dalla cugina. Gli atti di violenza che Anna richiede espressamente al cugino si associano nel suo pensiero a quello che potrebbe richiederle solo un dio pagano. E’ al dio Edoardo, al Capriccio, all’amore insomma, che Anna si assoggetta con desiderio e sottomissione cieca.

[1] M.Riffaterre, La production du texte, Parigi, Seuil, 1979.
[2] C.Cases, “La Morante pro o contro la menzogna”, in Sociologia della letteratura, a cura di F. Ferrara, Roma, Bulzoni, 1978, pp.268-78.
[3] H.Bloom, “Proust: The True Persuasion of Sexual Jealousy”, in ID. The Western Canon, New York, Harcourt, Brace & Company, 1994, pp.395-412.
[4] P.Chardin, L’amour dans la haine, ou, la jalousie dans la littérature moderne, Genève, Drosz, 1990. 
[5] M. Proust, Du coté de chez Swann I, pp. 55-56, in A la recherche du temps perdu, a cura di Pierre Clarac e Andre Ferre, Parigi, Gallimard, 1954.
[6] E. Morante, Menzogna e sortilegio , Torino, Einaudi, 1948, p.26.
[7] Ivi, p. 16.
[8] Ivi, p.29.
[9] Ivi, p.170.
[10] Ivi, p.188.

mercoledì 24 ottobre 2012

2 Calls for papers: Jewish-Italian Themes

AAIS Annual Meeting in Eugene, Oregon, April 10-14, 2013. Italian Judaism: History, Culture, Representation 

Abstract deadline: November 15, 2012 (early submissions are welcome).

After the constitution of the American Association for Italian Studies Caucus on Italian-Jewish Studies and the success of the first two sessions on Italian-Jewish Studies at Pittsburgh (2011) and Charleston (2012), a series of sessions will be dedicated at the 2013 AAIS Meeting to the study of Italian Judaism in all its historical and cultural aspects (from antiquity to the present) and in the multiplicity of its interdisciplinary connections and interactions with Italian culture (literature, music, theater, cinema, visual arts), including the way in which the Jewish presence has been perceived, appreciated, recognized or opposed in Italy (from anti-Semitism to philo-Semitism).

This year in our sessions we would like to focus on the ghetto, its history, and its representations. Professor Kenneth Stow has been invited by the Judaic Studies Program for the Singer lecture which will be held Wednesday April 10 at 7:00pm, the day before the official beginning of the AAIS Confeence. Professor Stow will speak about the Roman Ghetto and the diaries of Anna Del Monte.

In addition to session and paper proposals relating to the ghetto, we welcome those in any area of Italian-Jewish studies, including: social and cultural life in the medieval, pre-modern and modern periods; Hebrew and Italian poetry throughout the ages; literature by or relating to Italian Jews; cinema; translation; ceremonial art and artists; synagogues; and relations with the Church.

Papers may be offered either in Italian or in English. Specialists in Italian Jewry from America, Italy, Europe and Israel are invited to apply. Please send 150-200 word abstracts in English or Italian and short bios to the members of the Steering Committee--Professors Gabriele Boccaccini (University of Michigan), Federica Francesconi (University of Oregon) and Scott Lerner (Franklin and Marshall College). E-mail abstracts should be sent to Federica Francesconi, ffrances@uoregon.edu. For session information contact Gabriele Boccaccini at gbocca@umich.edu and Scott Lerner at scott.lerner@fandm.edu.
Participants are expected to register to the conference and to provide to their own travel and lodging expenses. In collaboration with Harold Schnitzer Family Program in Judaic Studies and the Department of Romance Languages at the University of Oregon, and the Italian Scientists and Scholars in North America Foundation (ISSNAF).

AATI Conference, Strasbourg, France, May 31 - June 2, 2013

Jewish-Italian Tradition and Literature

Abstract deadline: January 31, 2013.

This is an open session dedicated to Jewish-Italian tradition and literature. All topics and approaches are welcome, including contributions focusing on Italophone Jewish traditions outside of the borders of modern Italy (Switzerland, Eastern Adriatic, Greece, Albania, Malta, the Levant, Northern Africa and beyond). Papers on approaches to teaching Jewish Italy are welcome. We also welcome contributions by graduate students and independent scholars.
Organizer: Kora E. Bättig von Wittelsbach, Department of Romance Studies, Cornell University
E-mail for submissions: wittelsbach@cornell.edu

martedì 23 ottobre 2012

2013: Anno della cultura italiana negli Stati Uniti

L'ambasciatore Claudio Bisogniero annuncia che il 2013 sarà l'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti:

E the Davy Carozza International Conference “Elsa Morante and the Italian Arts” alla Catholic University of America, a Washington DC, il 25 al 27 ottobre, inaugurerà l'Anno della Cultura Italiana!

Clicca qui per vedere il programma finale del convegno, che coinvolgerà molti studiosi ben conosciuti nel mondo degli studi morantiani!

Sabato il 27 ottobre tocca a me di presentare e mi occupo dello Scialle andaluso, il cui manoscritto ho studiato alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, che ospita tutti i manoscritti della Morante. Il titolo della mia presentazione è "TATR GLORIA": Theatre and Theatricality in Elsa Morante’s Lo Scialle Andaluso.

venerdì 25 maggio 2012

Italian Jews: On and Off Screen


Italian Jews: On and Off Screen

Call for papers for the Northeast Modern Language Association 2013 Convention
Chair(s): Philip Balma and Giovanni Spani

Session ID: 13115
This panel aims to highlight new or underexplored approaches to the study of the Italkim, but also to properly contextualize and further the extant critical discourse on Italian-speaking, foreign-born authors such as Edith Bruck and Giorgio Pressburger who (among others) have had an undeniable impact on how Italian and European audiences perceive the modern Jewish experience. Contributions will be informed by the most recent scholarship on the subject (Salah, Rothberg, Quercioli-Mincer, Serkowska, Speelman, Minuz, Marcus, Perra and many others) and will endeavor to move beyond the barriers that all too often have helped create a compartmentalized scholarly inquiry with respect to Jewish artists operating in Italy. Papers exploring the literary and cinematic representations of the Italophone Jewish experience will constitute the principal focus of this session, as well as any study that seeks to synthesize and revise the current critical reception of literary and filmic products which focus on Italian/Italophone Jews in the 20th and 21st centuries.

Send a 250-300 word abstract (in English or in Italian), along with a description of any technological (audio/video) needs to:

Prof. Philip Balma, University of Connecticut - philip.balma@uconn.edu  
or
Prof. Giovanni Spani, College of the Holy Corss – gspani@holycross.edu

domenica 29 aprile 2012

Convegno AAIS: 3-5 maggio

A Charleston, South Carolina, dal giovedì il 3 maggio al 5 maggio, avrà luogo il convegno AAIS, e il wiki degli studi italo-ebraici indica che un gruppo di specialisti (governato di un Steering Committee-- Gabriele Boccaccini dell'University of Michigan, Jonathan Druker dell'Illinois State University e Millicent Marcus della Yale University) hanno programmato cinque 'sessions':

  • I SESSION -- Italian Jews in the Mediterranean World (Chair: Marco Di Giulio, Franklin & Marshall College) 
  • II SESSION -- Jews in Italy between Pride and Prejudice (Chair: Jonathan Druker, Illinois State University)
  • III SESSION -- Musical Portraits of Jews in Fascist Italy (Chair: Gabriele Boccaccini, University of Michigan)
  • IV SESSION -- Zionism, Judaism, and the Holocaust Survivors (Chair: Risa Sodi, Yale University) 
  • V SESSION -- Memory and Contemporaneity of Judaism (Chair: Wiley Feinstein, Loyola University Chicago)



    CALL FOR PAPERS - Italian Judaism: History, Culture, Representation  AAIS Annual Meeting (TBA; 2013)
    After the constitution of the AAIS Caucus on Italian-Jewish Studies and the success of the first two sessions on Italian-Jewish Studies at Pittsburgh (2011) and Charleston (2012), a series of sessions will be dedicated at the 2013 AAIS Meeting to the study of Italian Judaism in all its historical and cultural aspects (from antiquity to the present) and in the multiplicity of its interdisciplinary connections and interactions with Italian culture (literature, music, theater, cinema, visual arts), including the way in which the Jewish presence has been perceived, appreciated, recognized or opposed in Italy (from anti-Semitism to philo-Semitism). In collaboration with the Italian Scientists and Scholars in North America Foundation (ISSNAF), the Italian Association for the Study of Judaism (AISG), and the Center for Contemporary Jewish Documentation (CDEC).
    Papers may be offered either in Italian or in English. Specialists in Italian Jewry from America, Italy, Europe and Israel are invited to apply. Please send 150-200 word abstracts in English or Italian and short bios to Gabriele Boccaccini (University of Michigan) at gbocca@umich.edu, who will review the applications with the other two members of the Steering Committee, Prof. Jonathan Druker (Illinois State University), and Prof. Millicent Marcus (Yale University).
    Abstract deadline: December 1, 2012 (early submissions are welcome). Specialists in Italian Jewry from Italy, Europe and Israel also are invited to apply (by 1 October 2012). All completed sessions shall be submitted to the conference organizers no later than January 15, 2013. Participants are expected to register to the conference and to provide to their own travel and lodging expenses.

sabato 21 aprile 2012

Vado a Procida in giugno!

In onore del mio viaggio a Procida (e anche Roma e Napoli) in giugno, ecco alcune coperte de L'isola di Arturo.